Concetto Temporale 22/3


Raccontato dall'autore

Qualcuno mi ha chiesto se mi sono voluto paragonare a Lucio Fontana dopo aver letto il racconto precedente. A queste persone rispondo che non hanno capito un bel niente e che non ho nessuna voglia di spiegare nuovamente cosa ho inteso dire. Si andassero piuttosto a rileggere – io vivo di ri-letture - il tutto con mente più libera da inutili e malsani pregiudizi mossi, forse - mi sorge il dubbio -, da malsana invidia. Questo fa capire il genere di persone che si annidano sotto spoglie neo-borghesi di basso profilo. A me sembrava molto evidente il pretesto datomi dalla lettura del contesto storico, filosofico e artistico anche (l'aspetto artistico è dato solo ed esclusivamente dal fatto di essere un artista) del Concetto Spaziale di Fontana per, non senza un legittimo senso di provocazione, agganciarmi con il concetto da cui trae ispirazione questa nuova serie di lavori in me maturato, del tutto inaspettatamente, non dico casualmente, con una connotazione tra l'altro del tutto diversa nel risultato, ma non così tanto distante nei contenuti. Tempo e Spazio sono qui dei concetti, sono amici e nemici allo stesso tempo. Sono parenti stretti di una Filosofia “ricreativa” che attanaglia i pensieri dell'artista impegnato, per questo maledetto. Sono paragonabili ad una famiglia moderna e allargata che li ha visti protagonisti entrambi, messi sullo stesso piano, seppur con ruoli tra loro compatibili e interscambiabili, al più complementari. Ma quando entra in scena la Storia, il Tempo rimane, perché il Tempo ha sempre qualcosa da dire, da recitare, mentre lo Spazio esce di scena, a volte con supponenza, credendo di essere solo lui il vero e unico protagonista di questa drammatica commedia che si chiama Futuro Contemporaneo.

Io non la penso così, non strettamente così, non solo così, perché la Storia per me resta un punto fermo e quando la Storia resta un punto fermo, anche lo Spazio si deve, senza tanto fare i capricci, accomodare. Nella drammatica commedia, quando lo Spazio arriva ad uccidere definitivamente la Storia, ne usurpa il trono e ne diventa padrone assoluto. Questo l'epilogo delle commedie di Lucio Fontana, non dei drammi di Mauro Pavan.

Per me, che non sono una cima nello scrivere e ne sono consapevole, è tutto molto chiaro. A volte mi sembra di essere fin troppo chiaro, quasi banale, di sicuro ripetitivo, ma io sto raccontando di me, del mio mondo interiore e artistico per come lo intendo io, per come lo vivo io e per come lo so raccontare io. Non sto scrivendo un trattato di filosofia o di psicologia dell'arte, non ne sarei assolutamente capace. Sto semplicemente raccontando la mia vita in diretta, giorno per giorno, mese per mese, anno per anno. Sto raccontando semplicemente la mia crescita di uomo e di artista, niente di più e niente di meno. Consapevole, tra l'altro, che potrebbe non interessare a nessuno. Se così fosse ne sarei dispiaciuto non tanto per la mancata e approfondita conoscenza dei miei pettegolezzi personali, che sempre meno interessano anche a me stesso, ma dispiaciuto per la mancata conoscenza che spiega come un lavoro nasce, si evolve, matura e termina. Mi dispiaccio per questo, mi dispiaccio se “mio figlio” non viene capito, non viene accettato e amato, non mi dispiaccio per ciò che si dice o che si pensa di me in quanto persona. Io sono io e voi siete o non siete, punto! Ma lui è lui, loro sono loro, e loro sono ancora troppo fragili per camminare da soli. Stanno imparando a camminare, a parlare e a difendersi, ma è ancora presto per lasciarli andare via in totale autonomia.

Se ci metto tanto del mio nel raccontarmi, è perché tutto quello che faccio dipende dalla mia storia, che è tanta, come dire che dipende dal mio vissuto, che non è più così poco. Il mio vissuto, come il vissuto di tutti noi, è fatto di passato e di presente – Storia - e un tantino di futuro – legittimo Desiderio e sana Ambizione -, inteso però come seria e onesta costante ricerca, non come Spazio. Per Fontana lo Spazio è la soluzione, per me lo Spazio è, per ora, “solo” l'ignoto. Ma capisco Lucio, lo capisco benissimo; luogo e posto giusto al momento giusto; e in quel momento, bucare, per vedere e andare oltre, era tutto, era la soluzione.

Oggi 2 agosto 2022 la giornalista e scrittrice cilena Isabel Allende compie 80 anni: Auguri!
Il suo stile letterario è definito “realismo magico”, e questa definizione mi ha fatto subito innamorare di questa Donna che conoscevo solo di nome. Un realismo magico è una forma di realismo che a tratti si isola dalla realtà per volare via, lontano da tutto e da tutti, e si accomoda là, dentro ai nostri sogni e desideri, mai distaccati completamente dalla realtà che li ha generati e li alimenta. Tutti noi abbiamo il nostro “realismo magico”, dobbiamo solo prenderne coscienza per alimentarlo, per estrapolarlo via dai mille lacci che lo tengono prigioniero, e mai sprecarlo. Il primo laccio che tiene prigioniero il nostro “realismo magico”, siamo noi stessi. Siamo noi stessi i primi e i più pericolosi carcerieri inconsapevoli del nostro benessere. Liberiamoci di tutto l'inutile che ci soffoca e ci costringe dentro abiti fuori misura, liberiamoci di persone e cose inutili, liberiamo mente e cuore per fare sempre più spazio alle cose vere e non vere che ci fanno stare bene. Le cose non vere, non reali, sono spesso quelle più sincere, sono i desideri dell'anima che nulla c'entrano con l'inutilità di tutto quello che ci soffoca e ci rende miopi e sordi, e ci fa parlare a vanvera.
Ecco in sintesi come interpreto io il “realismo magico” che non è solo uno stile letterario, ma un magico stile di vita.

Di seguito alcune frasi, citazioni e aforismi di Isabel Allende. Non potevo fare a meno di ricordarne alcune, perché le belle citazioni sono il Viagra della mente, per chi trova il tempo e il coraggio di assumerle regolarmente. Ci sono casi in cui umiltà e coraggio formano un binomio così forte che niente e nessuno può scalfire e distruggere. Le belle citazioni sono cristalli di buon senso, indispensabili per una vita sana ed equilibrata; sono la medicina filosofica che ciascuno di noi deve assumere regolarmente ogni santo giorno.
Voglio iniziare subito con una frase che mi appartiene e che sembra essere arrivata sotto i miei occhi di proposito:
“La scrittura per me è un tentativo disperato di preservare la memoria che mi consente di non perdere pezzi lungo il cammino.”
E' così, è così! Per quale motivo io sto raccontando quello che faccio? Lo sto raccontando perché, in primis, sto ricordando a me stesso tutto quello che altrimenti non potrei ricordare nel tempo. Il tempo è sempre tiranno o no? Certo, lo racconto anche perché mi piace raccontarlo, perché mi fa piacere “spiattellare” in pubblico il mio personale modus vivendi et operandi. Del resto, per tutto quello che ho passato e subito, chi se ne frega di ciò che pensano “gli altri.” Gli altri non siete voi, perché voi siete voi, “gli altri” però non sono nessuno.
“La felicità non è esuberante né chiassosa, come il piacere o l'allegria. E' silenziosa, tranquilla, dolce, è uno stato intimo di soddisfazione che inizia dal voler bene a se stessi.”
Che altro aggiungere!?... Qui stiamo volando molto in alto, qui stiamo volando là dove le aquile manco si sognano di volare. Qui si vola così in alto da raggiungere l'Altissimo. Anche qui è la filosofia che insegna, l'esperienza di una vita condotta combattendo tenacemente, ma sempre lealmente.
“La scrittura per me è un tentativo disperato di preservare la memoria che mi consente di non perdere pezzi lungo il cammino.”
Vero, è davvero un tentativo disperato di preservare la memoria che consente anche a me di ricordare il motivo di quello che via via vado facendo, senza perdere pezzi significativi lungo una strada che, invecchiando, si fa sempre più ardua.
Proprio questa mattina, mercoledì 07/09/22, l'amico e avvocato Alberto mi ha ricordato che, giuridicamente parlando, dal compimento dei 65 anni si è considerati anziani, e per questo si possono godere di alcuni benefici riconosciuti solo se sì è anziani. Ho impiegato un paio di minuti per realizzare il tutto, avendo da pochi giorni compiuti i miei 64. E' stato un colpo, un pugno nello stomaco nel sentire questo, ma allo stesso tempo, è stato un conforto. Sapere che tra pochi anni, non so quanti di preciso ma ormai pochi, andrò in pensione da anziano, godendo di alcuni benefici solo agli anziani riservati. Non mi spaventa questo, sinceramente non mi spaventa, ma con serena e composta consapevolezza, mi fa riflettere, e questo è bello, è cosa buona e giusta, punto!
A parte il fatto che io rifletto anche quando dormo, anche quando non dovrei farlo, perché se rifletti quando vuoi fare sesso sei spacciato, va bene così!
“Non vi sarà addio fino a quando saranno presenti i ricordi.”
Vero, è così! Finché sarai ricordato non sarai mai andato via per sempre. Ricordare chi non c'è più lo tiene perennemente in vita, anche nei casi peggiori.
“Così come quando si viene al mondo, morendo abbiamo paura dell'ignoto. Ma la paura è qualcosa d'interiore che non ha nulla a che vedere con la realtà. Morire è come nascere: solo un cambiamento.”
Vero, è così, basta crederci, perché accettare questo significa avere tanta intelligente incoscienza.
“Tutti abbiamo dei demoni nascosti negli angoli più remoti dell'anima, ma se li portiamo alla luce, rimpiccioliscono, si indeboliscono, tacciono e alla fine ci lasciano in pace.”
Facile a dirsi, molto più complicato a farsi, soprattutto da soli. La frase resta comunque un pilastro fondamentale di una verità non facile da accettare e, ancor meno, da mettere in pratica. Non ce la facciamo quasi mai a portarli alla luce da soli questi demoni o scheletri che dir si voglia. Demoni rende meglio l'idea. L'idea di qualcosa e qualcuno che ci tiene legati con la forza impedendoci di muoverci, di agire e re-agire, perfino di respirare, è terribile, invalidante al 100%. Per portarli alla luce consiglio a tutti di farsi aiutare da un bravo terapeuta. Solo così possiamo sperare di sconfiggere i nostri demoni nascosti e di farli tacere per sempre. Non credo che sia così semplice farli tacere per sempre, ma una bella botta in testa per far capire loro chi comanda davvero, questo sì, è doveroso farlo, provarci almeno. Dovrebbe funzionare, se tu hai le palle e il terapeuta è davvero bravo. Nel mio caso ha funzionato, per una buona e significativa percentuale ha funzionato. Posso affermare che da una invalidità del 100% che avevo e che mi rendeva per davvero invalido verso la vita, in generale verso tutto e tutti, dopo tanto lavoro e tanta forza di volontà, mi sono stabilizzato intorno ad un 40/45%. Devo lavorarci su ancora, ne sono consapevole, in ogni caso mi ritengo abbastanza soddisfatto.
“La gente muore solo quando è dimenticata.”
Se te ne sei andato senza lasciare vivo un buon ricordo di te, allora vuol dire che sei morto per davvero.
“L'età, di per sé, non rende nessuno migliore e più saggio, semplicemente accentua ciò che si è sempre stati.”
Vero, verissimo! Se eri una persona interessante da giovane lo sarai ancora di più da vecchio, ma se da giovane eri un cretino, da vecchio diventerai semplicemente un cretino più concentrato.
“Ricordati che il saggio è sempre allegro perché accetta la verità.”
Per adesso lo posso solo immaginare, ma credo di essere sulla buona strada visto che non sopporto ipocrisia e falsità.
“Noi siamo ciò che pensiamo. Tutto quello che siamo sorge dai nostri pensieri. I nostri pensieri costruiscono il mondo.”
Appunto! Sforziamoci tutti di pensare un pochino di più di quanto stiamo facendo adesso. Pensare prima di parlare sembra essere diventata una fatica impossibile da affrontare, impossibile da superare. Che sia per questo che stiamo perdendo, inesorabilmente, ogni specifica identità, sia essa nazionale, culturale e civile. In pratica, possiamo ancora dire “noi siamo” e “noi costruiamo”, oppure, purtroppo, ci dobbiamo piegare all'evidenza e ammettere a noi stessi che “noi non siamo” e che “noi non costruiamo” più niente; intendo dire di interessante per noi stessi, per l'umanità nel suo complesso, per il mondo intero, per il futuro di tutti noi.

Il tempo che una volta si impiegava per costruire un centrino con un filo di cotone – Storia che resta -, oggi lo si perde per distruggere la vita nostra e altrui per mezzo di un telefonino usato col culo – Tempo sprecato malamente -.

PS: Ho saputo da un paio di mesi che il cotone con il quale mamma Enrica ha costruito questo centrino, l'aveva comperato in un negozio di Piazza Santa Maria Novella a Firenze, ben oltre trent'anni fa.