LA LUCE ROSA 18/4


Raccontato dall'autore

Riprendiamo il nostro percorso tenendo sempre alta la testa, e visto che sono diventato un demente e un polemico ad honorem, perché non sfruttare questi titoli ed usarli al meglio ogni volta che se ne presenta l'occasione? Essere un vero demente o un vero polemico, non è cosa da tutti e bisogna saperlo fare bene. Io mi sto impegnando, convinto di poter diventare a breve, un bravo demente e un bravo polemico.
Inizio subito polemizzando con il Critico d'arte che era presente a Treviso alla rassegna “Maestri Contemporanei” organizzata presso la Casa dei Carraresi in aprile. Ebbene, durante il suo intervento, se ne esce con la frase: “Dopo aver esaurito il tema – La luce -, abbiamo deciso di rinnovarci proponendo sempre nuovi temi”. Oddio, mi sono sentito male, mi sono venute le palpitazioni perché volevo alzarmi e dire la mia su questa idiozia, ma sapevo che non era il caso che lo facessi. Mi sono tenuto dentro tutto, credo di essere arrossito per il caldo che mi ribolliva dentro, ho scosso la testa e mi sono ripromesso di aprire una polemica su questa frase espressa a dir poco, con poca oculatezza e poca intelligenza.
A parte il fatto che mi sono imposto di insistere sul tema della “luce”, tema bellissimo e complicatissimo da svolgere, viste le mille varianti interpretative che questa parola-concetto ci offre. Ma dico io, com'è possibile avere il patentino di Critico dell'arte e uscir fuori con queste frasi che hanno il valore che si avvicina più allo zero assoluto che a quello di un centesimo.
Ma come, si organizza una collettiva di pittura con 25 “artisti”, ognuno porta quel cavolo che gli pare e che, di concetto, di forma e sostanza pertinente c'era davvero poco o nulla, e tu, Critico d'arte, te ne esci col fatto che morto un Papa qualunque se ne fa subito un altro e altrettanto qualunque. Ma qui stiamo parlando di concetti, di sensazioni, di emozioni, di pensieri, di simboli e molto altro ancora che ha a che fare con il mondo dell'Arte, non di un nome e un cognome seriale come quello dei papi. Sono secoli che i grandi artisti si occupano della luce, e tu, critico d'arte, affermi che dopo una collettiva raffazzonata su in qualche modo, hai esaurito il tema che ha per titolo 'La luce'? Non ci siamo!
Questa cosa mi ha dato un fastidio tale che spero di riuscire a trasmettervi, lo dico sinceramente, un fastidio che, ancora oggi, a distanza di settimane, mi porto dentro. Per questo motivo, ho deciso di continuare a raccontare il macrocosmo della luce, con la gioia e la speranza di riuscire a spaccarlo e frazionarlo come si spacca e si fraziona un diamante prima di tagliarlo e di restituircelo con le sue mille sfaccettature luminose. La luce dei diamanti si è formata milioni di anni fa, ed è là dentro, nascosta e imbrigliata dentro un pezzo di roccia, in attesa che gli artisti, non i critici, la tirino fuori per farcela ammirare nel suo immenso e più totale splendore. Può una collettiva d'arte di 25 artisti allo sbaraglio, compreso il sottoscritto, affrontare, risolvere e concludere un tema come quello della luce? Ovvio che no! Allora perché i critici d'arte che non hanno né arte né parte se ne escono con siffatte idiozie?
Oscar Wilde sostiene che: “tutta l'arte è immorale e tutto il pensiero è pericoloso; la critica è più creativa della creazione; la critica più alta è quella che rivela nell'opera d'arte quanto l'artista non vi aveva messo; il vero critico è ingiusto, insincero, irrazionale”. L'arte e la critica, per Wilde, hanno un valore eversivo e sono in contrapposizione alla società. In sostanza Wilde si contraddice perché sembra emergere da questa sua riflessione che in mancanza della creazione non esisterebbe forma alcuna di critica e di pensiero, che dalla creazione prendono vita e spunto.
La stravaganza di Wilde, sempre sopra le righe, a volte mi sorprende, poi penso chi era Oscar Wilde in quel tempo, nel suo tempo e lo giustifico, lo capisco e lo ammiro perfino.
Diverso è per i tantissimi oscarioti dei nostri tempi che si atteggiano a fare gli intellettuali dopo che personaggi come Oscar Wilde hanno donato in sacrifico la loro vita, oltre un secolo fa, per dire cose che gli odierni oscarioti dicono senza averne ancora capito il significato. L'unica cosa che gli oscarioti di oggi sanno fare molto bene, senza averne capito il significato, è di delegare ad altri oscarioti il loro insulso ed inutile Alter ego. L'assenza di un vero pensiero, delegato al vuoto assoluto che, in tua assenza, ti rappresenta. Ogni secolo ha il Big Bang che si merita.
Secondo Oscar Wilde la critica dell’opera d’arte deve partire dall’analisi della bellezza (intesa come forza superiore, molteplice, indispensabile all’universo stesso in quanto sua fiamma vitale), che può essere a sua volta più creativa dell’opera d’arte stessa in quanto può portare alla luce aspetti che l’artista aveva trascurato o ignorato. L’opera d’arte dev’essere per il critico un punto di partenza: una proposta. Quando Wilde afferma: “La bellezza rivela tutto perché non esprime nulla” intende dire che ognuno, con la sua particolare interiorità può assegnare diversi significati alla bellezza e quindi all’opera d’arte, che si carica di valore estetico proprio perché non è qualcosa di certo e definito, ma stimola la riflessione; permette ad ognuno di cogliervi o di aggiungervi quel che più desidera, a seconda del proprio vissuto e dei propri pensieri. A proposito di questa riflessione, che non mi trova concorde se non in parte, vorrei citare l'analisi critica fatta dallo storico dell'arte che ha recensito “Dio mio!”, il lavoro che ho portato in mostra a Treviso alla Casa dei Carraresi nel mese di aprile. Ebbene, di tutto quanto io avevo raccontato su questo lavoro, con la pretesa di volare in alto sopra le nuvole, per incontrare Dio, forse, adagiato sul niente di cui son fatte le nuvole, sono state scritte non cose sbagliate o non pertinenti, ma sono stati sovvertiti gli ordini che io avevo debitamente voluto assegnare a questa rappresentazione. A seguito di ciò, quello che doveva venire per secondo è venuto fuori per primo, e viceversa. Ora, se il risultato non cambia quando si sovvertono gli addendi è pur vero che quando l'artista stabilisce un ordine, che deriva da un pensiero, che deriva da un altro pensiero, frutto di un precedente pensiero, questo significherà pure qualcosa. Partire da Dio per arrivare all'uomo, non è proprio la stessa cosa che partire dall'uomo per arrivare a Dio. In questo caso, gli addendi sono uguali, ma il risultato cambia, eccome se cambia. Forse perché non stiamo parlando di numeri, ma di altro.
E' vero che la lettura che da un critico d'arte di un'opera d'arte è più importante e più interessante, a quella che lo stesso artista ha voluto dare e per la quale ragione quella creazione si è materializzata? Io non credo che sia sempre così. Io non credo debba essere così. Può essere così, ma non è sempre così. Se l'opera d'arte dev'essere per il critico un punto di partenza, quel punto di partenza – proposta di lettura - è per l'artista già il suo punto di arrivo, è già la sua conclusione. La lettura che da un critico d'arte non può mai arrivare prima del pensiero dell'artista, che deve o dovrebbe essere in grado di chiudere il cerchio mettendo il suo sigillo, prima che arrivi il critico e cerchi di aprirlo per decifrarlo. La lettura critica è consequenziale all'idea della creazione, non viceversa.
Comunque sia, a parte questo dissenso con l'amico Oscar, solo per aver scritto la frase:“Spesso penso che Dio, nel creare l’uomo, abbia in qualche modo sopravvalutato la Sua capacità”, io adoro incondizionatamente Oscar Wilde.
Leggere cosa pensava Wilde sull'arte mi ha fornito lo spunto per meglio approfondire l'argomento e andare in cerca di altri autorevoli pensieri, frasi, citazioni, aforismi e quant'altro. Tra i tanti, ho scelto quelli che a parer mio sembrano i più interessanti. Alcuni idioti, altri stravaganti, altri ancora del tutto fuori luogo.
Ne voglio riproporre alcuni qui di seguito, pescando a caso, per essere imparziale, aggiungendo anche del mio, col vostro permesso.
Vincent Van Gogh:
“Quello che voglio fare è un disegno che non sia capito proprio da tutti”. Qui Vincent si riferiva ai ritratti, quel genere che sviluppò nella seconda parte della sua vita artistica, subito dopo aver dipinto un capolavoro che all'epoca nessuno capì e apprezzò, I mangiatori di patate. Ma i critici che ci stanno a fare. Non sempre i critici d'arte sono al posto giusto al momento giusto, spesso arrivano quando è troppo tardi. Quando i poveri e nobili d'animo, contadini di un tempo, sono già morti e sepolti, e quando la sola fede nella buona arte, che ha bisogno dei suoi tempi, fa risuscitare e vivere in eterno i veri capolavori. L'artista, quello vero e buono, arriva sempre prima di tutti, critici e criticoni compresi.
“Io quando penso, quando disegno e preparo tutto nella mia mente, schema, proporzioni, forme e colori, non lo faccio pensando e sperando che sarò capito da tutti. A dire il vero, e oggi 04/07/2018 voglio dire solo il vero, di quello che penseranno gli altri, non me n'è mai fregato una mazza”.
Arnold Schonberg:
“Dipingere per me è come fare musica”, e ancora, “Dobbiamo attenerci a quello che l'opera d'arte vuol dare e non a quello che costituisce uno spunto esteriore. In tutti i testi musicali su testi di poesia, l'esatto rispecchiamento dello svolgimento poetico è altrettanto irrilevante quanto lo è per il ritratto la somiglianza fisica con il modello”. Eppure ancora oggi ci ritroviamo spesso a ribadire questo elementare concetto. Ecco a cosa servono le buone scuole, i buoni insegnamenti.
Io sogno di trovare un giorno, un bravo musicista-artista, che sappia tradurre in suoni i miei colori.
Friedrich Schiller:
“La vita è seria, l'arte è gaia”. Idiozia pura!
“La vita è seria, l'arte di più”. MP
“Chi non osa nulla, non speri in nulla”. Pertinente, ma banale.
“Chi non osa nulla, si accontenti e taccia”. MP
“Sii fedele ai sogni della tua giovinezza”. Citata perché mi rappresenta.
“Sii fedele ai sogni della tua giovinezza, culo permettendo”. MP
“Neanche gli Dei possono nulla contro la stupidità umana”. Sempre bella, da imparare a memoria.
“Neanche Dio può nulla contro la stupidità umana. Hai fatto l'uomo a tua somiglianza, ma dovevi impegnarti di più”. MP
“L'arte è la mano destra della natura”. Non proprio!
“L'arte è il tema svolto dall'uomo a cui la natura ha suggerito lo svolgimento”. MP
“La fantasia è una perpetua primavera”. Semplice, efficace, e molto pertinente. Peccato che manchino all'appello altre tre stagioni, che, prima o poi, arrivano che loro.
“La fantasia è la benzina del motore che fa camminare l'arte”. MP
Oscar Wilde:
“Esistono due modi per non apprezzare l'arte. Il primo consiste nel non apprezzarla. Il secondo nell'apprezzarla con razionalità”. Una mezza idiozia, dipende sempre di cosa stiamo parlando.
“Esiste un solo modo per apprezzare l'arte, conoscerla e amarla”. MP
“Il pensiero e il linguaggio sono per l'artista gli strumenti della sua arte”. Caspita, concordo!
“Per l'artista la percentuale di pensiero e di linguaggio che servono per fare arte, si mescolano e si confondono tra loro, traendo in inganno chi osserva con supponenza”. MP
“In arte le buone intenzioni non hanno il minimo valore. Tutta l'arte peggiore è il risultato di buone intenzioni”. Grande Oscar!
“In arte le buone intenzioni sono la premessa, non sempre vitale, per un buon risultato”. MP
“L'arte è la più intensa manifestazione d'individualismo che il mondo conosca”. Detto da Oscar mi fa un po' sorridere, ma lo prendo come un complimento.
“L'arte è la più intensa manifestazione d'individualismo che il mondo conosca, in mancanza di questo non esisterebbe l'arte”. MP
Pablo Picasso:
“Dio in realtà non è che un altro artista. Egli ha inventato la giraffa, l’elefante e il gatto. Non ha un vero stile: non fa altro che provare cose diverse”. Buona l'intenzione, ma pessimo il paragone.
“Dio con l'arte c'entra come i cavoli a merenda, Dio è solo materia di fede, non di arte. E' l'uomo, che per mezzo dell'arte, ha superato Dio”. MP
Questa frase però mi da lo spunto di ripetere un concetto che mi sta a cuore e che in molti fanno fatica, o non vogliono, capire. Quando un artista cerca la sua strada, è normale e auspicabile che cerchi sempre di percorrere nuove strade, nuove soluzioni. Fare ricerca, significa provare strade nuove e diverse le une dalle altre, nel tentativo di trovare la propria, la propria identità. Più è complessa la mente di un artista, più è tortuoso e faticoso questo cammino. Più è faticoso e tormentato questo cammino, più è meritevole di rispetto.
Chi l'ha detto che facendo un percorso di ricerca e sperimentazione, i vari prodotti di questo percorso, seppur con sfaccettature e caratteristiche diverse tra loro, non risultino belli e buoni al pari di chi ne segue uno solo? Se io possiedo un grande orto e dentro al mio orto voglio dare spazio e seminare più cose, perché mi devo occupare e accontentare di una cosa sola?
In questo, Picasso è stato davvero un grande e tutto quello che ha fatto e sperimentato lui, avrei voglia di farlo anch'io. Ecco perché quando sento dire che la mia arte è molto eterogenea, e questa frase non è quasi mai detta a mo' di complimento, mi chiedo se chi si sta esprimendo è consapevole di quello che sta dicendo.
“L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni”. Scavando scavando si trova sempre qualcosa di buono (?!)
“Io e la polvere stiamo nella vita quotidiana come l'arte sta incollata alla sua tela, come il cacio sta sui maccheroni, e mentre l'anima scuote la mia arte, la polvere regna sovrana”. MP
“Ci sono pittori che dipingono il sole come una macchia gialla, ma ce ne sono altri che, grazie alla loro arte e intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole”. Vi presento l'arte!
“Ci sono pittori che dipingono ciò che altri avevano già dipinto, privi di intelligenza, trasformano in orrori ciò che era impossibile migliorare”. MP
“Ogni bambino è un’artista. Il problema è poi come rimanere un’artista quando si cresce”. Pablo, ti piace vincere facile eh...
“Ogni bambino è un pacco regalo. Solo crescendo si capisce se chi te l'ha donato ti voleva bene o ti voleva morto”. MP
“L’arte è una menzogna che ci consente di riconoscere la verità”. Troppo sofisticato, ma vero.
“Mettiamola così, l'arte è la verità, altrimenti non è arte”. MP
“Impara le regole come un professionista, affinché tu possa infrangerle come un artista”. Questo è il vero manuale dell'arte, da portare sempre appresso per tutta la vita.
“Impara le regole con l'umiltà del bravo ignorante, e poi disegna e dipingi a spada tratta”. MP
“L’arte astratta non esiste. Devi sempre cominciare con qualcosa. Dopo puoi rimuovere tutte le tracce della realtà”. E poi, una volta rimosse, ti viene sempre chiesto da dove sono partite, che palle!
“L'arte astratta non esiste, perché anche quando si pensa di aver creato il vuoto intorno a noi, quel vuoto trasuda di pensieri. Nulla è più reale di un ragionamento. Nulla è più reale di ciò che l'artista si sforza di nascondere”. MP
“La gente è strana, vuole sempre conoscere il perché di tutto, obbligando l'artista a fare i conti col passato, vanificando così ogni sforzo fatto per annullarlo e dimenticarlo”. MP
Chi vuole definire l'arte con una frase, pensando di aver trovato la chiave che apre e chiude questo mistero, non ha capito nulla. Capisco il desiderio che solletica continuamente tutti di voler dare una definizione migliore degli altri, più stravagante e originale delle troppe già date, magari con la pretesa di aver trovato la frase magica e risolutiva, ma non sarebbe più saggio lasciar perdere le parole e concentrarsi sui fatti? Un artista che lavora bene e che lascia la sua impronta con quello che fa, e quello che fa è in ogni caso arte, a che serve che dia anche spiegazioni per mezzo di frasi mirate più alla forma che non alla semplice e altrettanto complicatissima sostanza? Lasciamo che siano altri a dilettarsi nel trovare definizioni che il più delle volte sono prive perfino di ogni logica e buon senso.
L'arte ha tante sfumature, in primis quante sono le sfumature manuali, intellettuali e caratteriali di chi l'arte la fa, e poi, di chi l'arte la studia e la ama per davvero.
L'arte è come una divinità, possiamo definire una divinità con una frase? Possiamo definire l'amore, la vita, la morte, la bellezza, l'uomo, l'infinito e tanto altro ancora con una semplice frase?
L'arte è tutto e niente allo stesso tempo. L'arte è, punto! Pensare di imbrigliare l'arte con dieci parole è una idiozia bella e buona, al pari di chi vuole raccontare tutti gli altri misteri della vita che all'uomo non è dato di conoscere, e tanto meno di descrivere in due righe. L'arte non è una formula chimica, che, scoperta e classificata, vale e dura per sempre e per tutti alla stessa maniera. Lasciate che l'arte continui a volare libera in mezzo a noi, casomai, concentriamoci a riconoscerla e ad amarla, quando essa si manifesta.
“La luce rosa” sta diventando una vera ossessione. Per prima cosa in quanto luce, e poi in quanto rosa. Luce-colore-forme-geometrie-numeri-simboli, credo ci sia un bel po' di roba dentro, e che, per tenerla a bada senza farla inutilmente e nuovamente litigare tra loro, bisogna mediare e tenere i nervi saldi per far capire loro chi comanda. Alla fine, si può vedere e leggere di tutto, ma chi comanda in casa mia, sono e resto sempre io.
Prima di concludere vorrei dare due tracce per meglio capire quale strada ho percorso per arrivare a questa meta. La strada che prendo è sempre piena di diramazioni secondarie e di rotonde, e soprattutto in questo caso, sono state tante le volte che mi sono dovuto fermare a pensare se era meglio andare dritto o svoltare a destra o a sinistra. Tanto ormai ho capito che qualsiasi strada io prenda, il dubbio amletico resta comunque. In questo caso, la strada presa, sono sicuro che sia stata davvero l'unica possibile che si poteva percorrere.
L'idea iniziale però, escludeva ciò che solo in seguito è arrivato da solo. Il passato, ad un certo punto mi ha mandato un messaggio direttamente sulla mia tela, mi ha suggerito un nobile esempio, io l'ho letto, ho riflettuto, ho recepito il nesso, e ho fatto mio questo suggerimento. Appena in tempo, perché tutto questo è avvenuto giusto quando ho avuto la prima seria battuta d'arresto. La prigione, una prigione, un uomo che soffre, tanti uomini che soffrono, prigioniero di un'ideologia diabolica, malvagia, la voglia di sopravvivere a tutti i costi per ricominciare a vivere da uomo libero, e raccontare al mondo intero (eccomi qui, presente), affinché nessuno dimentichi. Una fede, una speranza, una luce che entra da una finestra, da una inferriata. Una luce che scalda il corpo e mantiene viva la voglia di farcela. Un triangolo condannato senza aver commesso nessun reato, condannato solo per il fatto di esistere. Cattiveria e ignoranza allo stato puro che si contrappongono alla gioia di sentirsi liberi, di vivere liberamente. Malvagità e repressione di veri e naturali sentimenti, con la benedizione di un Dio e di un Papa. Ma poi, quando la luce trapassa i cieli e filtra dalle inferriate, ti scalda il cuore e alimenta la mente, allora da quella finestra è entrata una fede, una fede che ti punta, ti chiama e ti sostiene.
Io non mi chiamo Matteo, ma come Matteo, col passare del tempo, ho trovato la mia fede, una fede che mi da la forza di gridare al mondo intero che anch'io ci sono e sono qui presente per dire la mia. Non c'entra Cristo, ma quella luce ha puntato il suo dito verso di me, e come un Matteo, anch'io mi sono convertito. Mi sono convertito pubblicamente e mi sono incamminato verso mondi nuovi per portare a tutti la mia novella, una novella fatta di rosa. Inequivocabilmente qui Mauro e Matteo hanno condiviso un percorso, si sono entrambi convertiti nel seguire ciascuno la propria strada. Sul tavolo di Matteo si contavano i soldi, sul tavolo di Mauro i soldi sono totalmente assenti, qui si contano i colori.
Lunedì 4 giugno 2018, al di là di tanti discorsi fin qui fatti, seppur a rilento e non perché non stia lavorando, ma per la complessità di questo lavoro, devo dire che il tutto procede, a fatica, con cautela, con delle novità rispetto ai precedenti lavori, ma procede.
Non dimenticate mai, non di pregare per me, a questo basto io, ma di considerare che la pittura io la faccio nel tempo che mi resta libero, sacrificando sempre anche i giorni di festa. Posso solo dire, e spero di mantenere questo proposito, che terminato quest'ultimo, mi prenderò per davvero una pausa di relax, di vacanza, cercando di staccare la spina senza mai smettere, non ne sarei capace, di pensare al prossimo futuro. A maggior ragione, con questo nuovo governo votato e voluto anche da me, dopo le ultime cazzate sparate dal neo ministro per la Famiglia e le Pari Opportunità, “omo-troglodita ”, La luce rosa continuerà a manifestarsi ancora di più, a memoria dei troppi trogloditi che ancora circolano liberi in mezzo a noi. Come vedete, si può anche stare con un piede in due scarpe, quando i due piedi camminavano ciascuno per conto proprio, senza più riconoscersi e senza più esser capaci di camminare all'unisono.
Venerdì 15 giugno, sono davvero arrivato alle battute finali. Inserisco i miei dati, la pisciatina finale per marcare il mio territorio, e poi non dite che siamo animali.
Lunedì 18 giugno, penso di averlo concluso, quantomeno mentalmente, nel senso che solo ora ho capito come dovrà essere terminato nei minimi particolari, ed era questo che mi mancava per saperlo finito e certificarlo definitivamente. Per questo è il giorno 18 che ho scelto come data da inserire. Per questo tra poco festeggerò i miei 60 anni, contento di festeggiarli insieme a voi.
Domenica 24, dopo essere stato invitato a pranzo dai Sigg. Bocchi, a Castiglione delle Stiviere, il destino non vuole staccarmi da questo paese a me tanto caro e tanto odiato, alle ore 21.30 sono riuscito a mettere la parole fine alla Luce rosa 18/4. Terminato, firmato e asciugato, l'ho presentato subito ai Sigg. Bocchi. A dire il vero ci tenevo a farlo vedere alla Sig.ra Franca perché “il Bepi”, che questo genere di arte non capisce e non vuole assolutamente capire, è rimasto tranquillamente seduto sul divano a guardare la partita. Ma averlo presentato alla Sig.ra Franca, è stato per me un vero onore, tante sono state le domande che mi ha fatto, mentre io cercavo di soddisfare le sue curiosità con l'entusiasmo di un bambino.
Oggi, 04/07/2018 ho preso un pacchetto vacanza che mi porterà a Palermo per una settimana, così incontrerò per la seconda volta il Prof. Paolo Levi, di cui conservo un ricordo molto particolare di un fatto che ci ha visti entrambi coinvolti a Tarquinia (VT), nell'ormai lontano 2009.
Non vedo l'ora di vedere la Cappella Palatina, dalla quale so già, mi suggerirà nuove idee e stimoli per portare a Verona e tradurre in moderno, un classico mai stato per davvero solo un classico.