Punto Luce 21/5


Raccontato dall'autore

Con il dott. Giorgio Falossi, saggista e critico d'arte di Milano, da tempo intrattengo dialoghi sull'arte, e molto altro ancora; delle vere e proprie epistole contemporanee. Dialoghi che prendono spunto dai miei lavori, o da temi proposti direttamente da Giorgio Falossi per le sue pubblicazioni. Per questo motivo ho voluto sostituire il mio racconto con il suo. La sua riflessione, la sua lettura, in merito a quest'ultimo mio lavoro, solo lui la poteva scrivere con questa intensità, propria di chi, ormai, ha imparato a conoscermi. Ecco spiegato il ruolo dell'interprete, ruolo che non appartiene all'autore dell'opera, ma a colui che l'opera la sa leggere, decifrare e raccontare. Quello che potrei aggiungere io, sarebbe un'altra storia, che, per ora e purtroppo, per mancanza di tempo, non posso raccontare. Di sicuro se non lo farò qui direttamente, non mancherò in seguito di ritornare sull'argomento.

Un grazie davvero speciale all'amico Giorgio Falossi.

Caro Maestro Pavan. Eccolo qua, in bianco e nero e a colori, di faccia e di spalle. Eccolo qua l’essere umano per eccellenza, il maschio distributore di solide capacità creative. Non sto mettendo alla prova la sua pazienza; avrei voluto essere anch’io così, quando era il momento. Ora mi sono assuefatto ad una realtà fatta di riciclati. Mauro Pavan invece bussa al tondo di uno specchio. Chi è?. Sono IO. E’ la risposta giusta che può dare impunemente solo un artista. Sicuro del suo essere, certo della sua capacità creativa. Mi piace questa sua opera, stile di vita più che quadro olio su tela, frutto di vanità, e proprio per questo prende per mano tre quarti dell’umanità. Tre quarti di umanità che si presenta al giudizio di Dio semplicemente sussurrando “sono io”, quindi posso accomodarmi. Rimane comunque il dubbio se dall’altra parte dal tondo dello specchio ti rispondano “entri pure”. E quella circonferenza che io immagino uno specchio si tramuta in una luce, un punto luce. Rimangono certi segnali, volumi geometrici grigi, solidi, capaci di congiungersi dentro un collo, mentre di sopra il lungo rettangolo ha la forma di una argentea lama lucido acciaio tagliateste. Il trionfo dell’artista è di poter confermare “sono io”, paroline che sciolgono ogni incertezza sulla conoscenza, sulla affabilità, sulla gloria diffusa. Poter così rispondere è espressione di fiducia nel proprio lavoro, nella propria arte, su cui getti continuamente la tua identità, necessaria mossa che ti dà la forza per poter andare avanti in questo mondo di oggi disordinato ed ora anche infetto. Credo che essere artisti voglia appunto dire “sono io”. E lei fa bene a dipingerlo in modo da togliere ogni dubbio. A conferma ricordo alcune dichiarazioni pubbliche di Giorgio De Chirico, che, come tutti sanno, si faceva chiamare Pictor optimus, cui aggiungeva, in separata sede di essere in effetti l’unico pictor degno di tanta attenzione, insieme a rarissimi altri, fra cui suo fratello Savinio. Di certo quella di Pavan è una idea fatta arte. Opera di sicuro significato, di messaggio, di comprensibile linguaggio. Mi sono spesso chiesto come faceva quel pittore bulgaro-americano noto di nome Christo a guadagnarsi da vivere. Non poteva certo vendere il monumento di Leonardo in piazza Scala a Milano avvolto in un telo di plastica o un chilometro di passerella che attraversava il lago di Como. Poi ho saputo che vendeva queste sue opere in miniatura, piccole riproduzioni, opere d’arte o souvenir. De Chirico e Christo erano molto famosi. Erano veramente artisti. Vendevano pezzi di realtà. Mostravano brandelli di vita. Svelavano i misteri e le colpe del mondo. E’ stato sufficiente perché il mondo gli assegnasse un pezzo di gloria ed anche un pezzo di pane con salame. Così è caro Mauro, bisogna crederci. E lei ci crede. Bisogna avere idee. E lei ha idee che ben manifesta ed espone. Alla domanda: E’ Mauro Pavan un artista?. Rispondo. Ha tutti i difetti per esserlo. Caro Mauro, mi scusi se scrivo impertinenze, ma la storia ci insegna essere così la vita. Faccia anche lei un sorriso e cerchi di sopportare e di non sentire il peso di un cammino che porterà certamente verso la gloria. Un saluto con il gomito virus ed un abbraccio affettuoso.

Giorgio Falossi.