Punto luce 20/1


Raccontato dall'autore

Io sono davvero felice – tutto sommato - perché sto facendo quello che mi piace. Sono relativamente povero, tuttavia mi sento ricco. Non sono ancora un Dio, però mi sento come un Dio. Vivo contento e appagato, perché ho la fortuna di fare ciò che sognavo di fare da sempre. E tutto questo non mi sembra ancora vero, ma lo è, per ora è tutto vero. Tranquilli, non ho perso la ragione e non mi sono montato la testa, magari potessi permettermi questo lusso, un lusso che non avrò mai, che non mi apparterrà mai, per fortuna, credetemi. Sogno, quello sì, guardo in alto, vero, vorrei toccare il cielo infinito allungando semplicemente la mano, ma resto sempre coi piedi ben piantati per terra.

Così nasce “Punto Luce 20/1”, non più seguendo l'astratta insensatezza dei titoli precedenti. In pratica, si torna a fare i seri. Torniamo a fare l'astratto per mezzo di qualcosa di sensato e concreto, almeno per il titolo, ma non ci credo nemmeno io.

Qui si torna a dare un senso al titolo, un senso che ha nel concetto più generale e profondo della parola Luce, tutto il suo svolgimento esecutivo ed interpretativo. Pensieri, parole, svolgimento del compito, gioia che si prova nel sognare, nel volare, nel restare immobili ad osservare, a meditare. Gioia che si prova nel sapere che si è vivi e nel godere del poco che si ha, pur nella convinzione di possedere ben altro, di essere altro.

Tema = Tra il serio e il faceto
Svolgimento = Quello che provi + quello che scrivi + quello che leggi
Conclusione = Quello che hai capito + quello che ti porti via
Fine = Non c'è mai una fine
Ma come? Sì, non c'è mai una fine, c'è sempre un seguito. Eppure io ho letto fine, sì, hai letto fine, ma quello che hai letto è solo la fine di quello che hai visto, letto, ma di tutto quello che ti porti dietro dopo aver visto e letto tutto questo? Ascoltami, davvero, non esiste una fine finita e assoluta, rimane sempre qualcosa che prolunga la tua esistenza, il tuo operato, nel pensiero e nei ricordi di altri.

Tema = l'interprete
Sottotitolo = Parla – anche – l'artista, e poi l'interprete.
Svolgimento = Quello che vedi + quello che leggi + è importante la tua presenza
Scena = L'artista va a bere un caffè e l'interprete può raccontare così ciò che vuole
Conclusione = Quello che hai capito + quello che ti porti via
Commento finale= manda a quel paese l'interprete e l'artista, e vai a quel paese anche tu
Fine = Non c'è mai una fine
Quindi? Niente, stiamo parlando di astrattismo, quindi niente, va bene così.

Inutile cercare di entrare nella testa di un artista, nessun interprete può interpretare o tradurre ciò che non si legge e non si vede, ma che c'è.

Guardate in faccia il cielo
Penetrate nei suoi occhi
Penetrate nel suo corpo
E penetrandolo baciatelo
E baciandolo amatelo
E il cielo vi si aprirà
Vi mostrerà l'universo intero
E alla fine sarete stanchi
Ma alla fine avrete goduto

Non solo arte

Frasi dettate solo dalla mente, ma anche no.
Frasi che nascono così, per caso, tra dicembre 2020 e gennaio 2021. Ma non solo, anche dopo.

Quando hai tutto vorresti ritornare ad avere poco o niente, perché solo col poco o col niente capisci quanto sia inutile avere tutto. Solo col poco capisci meglio il tutto.

Quando hai poche pecore da accudire è più facile accudirle meglio.

Col niente è tutto più chiaro, si vede meglio e si va più lontano. Questa la tengo perché si avvicina sempre di più a quello che intendo fare in seguito, già da questo, già da tempo, nella mia “capa” c'è un golfo che mi assomiglia e mi abbaglia.

Non solo arte, ma anche “a capa”. Parafrasando Eduardo Scarpetta: “Qui rido io”.

Punto Luce 20/1 nasce così, per caso, ma non troppo casualmente. Per caso non accade nulla, e quando accade, in arte, ce la siamo cercata e voluta, spesso sudata, mai per nulla, mai per caso. Non per l'arte.

Oggi 25 novembre tutti i media parlano e straparlano delle donne, del femminicidio, della violenza sulle donne causata da uomini malvagi, bruti, primitivi, senza scrupoli, uomini bestiali. Anche oggi 23 febbraio, lo stesso, sempre la stessa storia. Solo e sempre slogan contro gli uomini. Solo slogan a favore delle donne, senza distinzione, senza entrare nel merito, senza che nessun psicologo, sociologo, antropologo e anche il virologo ormai – diventato come il prezzemolo -, di provata fama e non ideologizzato, non venduto alla politica, né preso in prestito da essa, intervenga e spieghi o cerchi, almeno ci provassero, a spiegare questo fenomeno, questa animalesca e inumana malvagità dell'essere umano maschio. Niente di tutto questo. Solo titoloni. Solo fumo negli occhi per le masse che assorbono come le spugne - anche questo è terrorismo -, ridotte a stracci sporchi e umidi buoni solo per lasciarci sopra uno spruzzo di maschio, dal sapore di muschio. Performance nelle piazze, sulle scalinate sante e meno sante, ben orchestrate e organizzate con scarpe rosse tenute a distanza per il Covid. Il tutto di macabro impatto visivo, niente di artistico. In questa estemporanea dimostrazione sociale fine a se stessa, ci trovo molto poco di interessante, molto poco di risolutivo e molto poco di proficuo per analizzare e capire per non reiterare. Tanto di teatrale e cinematografico, con accezione non positiva.

Com'è possibile non entrare nel merito per cercare, almeno questo, di capire, non per giustificare, ci mancherebbe, ma per conoscere come mai l'uomo, il maschio, arrivi col tempo a mettere le mani addosso alla propria femmina. Il maschio, di norma, di qualsiasi specie animale si tratti, nel 90% dei casi è più forte della femmina, pertanto, se il maschio mena la femmina, questa ci rimette le penne. Oddio, che stranezza, oddio, che cosa mai vista, mai sentita, oddio che cosa strana. Un comportamento contro natura se il maschio ammazza la femmina perché più forte, davvero una cosa contro natura. Una cosa contro natura se il maschio uccide i piccoli per accoppiarsi con una femmina. In natura non si è mai vista una cosa simile. Invece no, in natura è pieno di esempi simili, e allora, come la mettiamo? La Bibbia dice che Dio prima costruì Adamo e solo dopo costruì Eva, usando un pezzo di Adamo. In pratica, è stata tolta una fetta – stiamo sul femminile - di malvagità maschile per usarla come ingrediente per costruire la femmina. Caino - figlio del serpente secondo la tradizione ebraica -, uccide il fratello Abele, e da qui, a valanga, tra matricidi, parricidi, fratricidi e infanticidi, la storia della letteratura, compresa quella considerata divina, è piena di esempi educativi. Sì, la Bibbia insegna! No, suggerisce!? La Bibbia, tutta la letteratura classica, la storia quella vera, è piena di esempi in cui si esalta l'uccisione dell'altro all'interno delle mura domestiche, fossero solo capanne o case, palazzi o castelli. Di quello che è successo e che succede dentro le chiese e i conventi poi, lasciamo perdere che sappiamo bene. Da sempre si sono create e ancora si creano – in senso lato - le condizioni affinché si consumino atrocità simili; meno nobili, ma altrettanto affascinanti dal punto di vista della narrazione e della speculazione mediatica. Quali sono le colpe della religione ebraico-cristiana, giusto per fare i primi conti in casa propria, giusto per buttare lì il primo esempio che mi viene in mente, nel portare all'esasperazione condizioni di convivenza forzata, quelli sì, contro natura. Lo dico così, provocatoriamente – ma mica poi tanto -, per iniziare un dibattito, un confronto. La butto lì, per iniziare a parlare di altro che non siano slogan che si vanno ripetendo come mantra ma che non portano a capire assolutamente nulla di nulla, e non aiutano nessuno a “migliorare”. Non si pretende di certo di cancellare del tutto questa piaga naturale, quindi divina. Perché l'omicidio, e non serve qui tirare in ballo la sola pretestuosa declinazione al femminile, è nato e si è sviluppato con tanto ardore dal sentimento dell'odio, della vendetta, della gelosia, del possesso malato, ma naturale, fisico e psicologico dell'altro o dell'altra? Ma che stronzata è mai quella di giurarsi amore eterno finché morte non ci separi? Appunto, se la morte naturale tarda, in certi casi, meglio affrettarla. E non è detto che la cosa debba andare solo in un senso. Paradossi e provocazioni a parte, io vorrei solo capire perché non si affronta la questione con ragionevole e scientifica nonché onesta trasparenza, con sincera onestà narrativa, non con l'onestà prona ai regimi cattocomunisti, anche quelli contro natura.

25 febbraio, come al solito, prima di riprendere il lavoro al pomeriggio, esco a fare due passi e a volte mi fermo a fare la spesa al supermercato di via D. Manin. Prima di pagare, la signora che sta alla cassa, mi chiede se voglio fare una donazione libera “per le donne”. Resto sgomento e rispondo al volo:nemmeno per sogno! Perché nemmeno per sogno, mi chiede lei. Perché io non faccio la carità per sostenere “le donne” - frase ridicola e priva di senso -, ma cerco di portare rispetto a tutti quelli e quelle che lo portano a me. Sto facendo solo il mio dovere, quello che mi è stato chiesto di dire, mi risponde lei con evidente imbarazzo. E fa bene a farlo signora, arrivederci. A tanto siamo arrivati. A tanto vengono esposte in prima persona le donne che stanno alla cassa dei supermercati. A questo siamo arrivati, per manifestare solidarietà verso un sesso sempre meno debole, se non altro nella grinta e nella cattiveria tipica degli animali, siano essi maschi o femmine. Nemmeno la “Donna” che ha pagato prima di me ha lasciato una donazione caritatevole in favore delle donne. Ma guarda un po' a che punto siamo arrivati. La frutta, in Italia, è già stata consumata da tempo. Un uomo dovevano mettere alla cassa a chiedere un sostegno morale alle donne, magari con firma per una seria petizione parlamentare da discutere in Parlamento a reti unificate, e se proprio si vogliono raccogliere fondi per le donne, che si espongano dei cartelli pubblicitari con un fiore giallo - il fiore fucsia è già stato occupato per il Covid al costo di?... Che schifo!
Proprio non capisco!

Non solo arte, ma tanta ipocrisia.

Cosa è rimasto oggi che appartenga ancora alla sfera umana e che non sia contro natura, nel senso che da una condizione di natura, condizione primordiale di natura certificata come tale, non sia stato con forzature spesso inenarrabili, costretto e trasformato se non modificato del tutto, con ferocia e ipocrisia dalla natura ancora parzialmente divina dell'uomo, per vil denaro in primis, in uno stato stratificato e sedimentato socialmente, ben confezionato ed educatamente e silenziosamente altrettanto ben accettato.

Non solo arte, ma tanto marketing.

Mai fu coniata citazione più appropriata per l'animale uomo, eternamente valida, al netto dei progetti per andare a rovinare anche la luna e Marte, che dice: Parlar bene, razzolar male!

Non solo arte, ora anche Marte.

Chiesa cattolica = Amore e carità verso i più poveri e i più deboli, divulgato dalle finestre dei troppi che vivono nel lusso - nobiltà clericale e clientelare – rappresentanti sulla Terra di un Dio; per fortuna uno dei tanti.
Che valore hanno queste parole? Che senso ha tutto questo predicare? Che presa per il culo è mai questa?

Non solo arte, ma tanto commercio solidale.

Io auspico, intanto quelli crepano!

Comunismo = Comunione e condivisione del proprio con gli altri, con la comunità. Quel che è mio è di tutti. Io, noi, ci prodighiamo per far star bene tutti, tutta la nostra comunità deve stare bene. Tutti si danno da fare, tutti aiutano per contribuire al benessere di tutta la comunità. Il benessere dev'essere condiviso, il guadagno pure, cari compagni dagli occhiali colorati.

Ora, dico io, io che sono un povero pittore, un povero uomo che capisce solo una minima parte di tutto quello che dice, ma dico io, ma davvero ci volete prendere per il culo? Ma davvero pensate che la gente sia scema fino al punto da non capire che ci state prendendo per il culo? Oddio...

L'élite cattocomunista – inequivocabilmente solo borghese - che si inchina volentieri alla chiesa di Roma, da uno dei suoi salotti sempre con una libreria multicolore alla spalle: Sappiamo bene che non siete scemi del tutto, che avete capito che vi stiamo prendendo per il culo, per questo, proprio perché ne siamo coscienti, vi abbiamo messo nelle condizioni di non nuocere, di non arrabbiarvi più di tanto, di non mettere a repentaglio quel poco che vi concediamo ancora di possedere, per non rischiare che lo perdiate del tutto. Solo in questo caso sareste davvero pericolosi. Per questo motivo noi siamo e restiamo tranquilli, per ora, continuiamo a prendervi per il culo, e voi, per non perdere quel poco che vi appartiene, quel poco che noi vi concediamo di possedere, ve ne state buoni e state muti. Avete una o due case, bene, avete una o due auto, avete un lavoro del cazzo che vi permette di fare una settimana di ferie e di andare fuori a cena una volta al mese? Bene, volete mantenere questo tanto poco che possedete, voi pezzenti? Bene, volete non perdere quel posto di lavoro del cazzo che avete e che vi permette di regalare all'amante una catenina d'oro del cazzo di € 200,00 al massimo? Bene, allora state buoni e non rompete i coglioni. Noi vi riempiamo la testa di bei discorsi, sempre quelli dal dopoguerra, vi promettiamo ogni volta cose che anche un allocco sa benissimo che non saranno mai mantenute, vi diciamo che domani starete meglio di oggi, come vi abbiamo sempre raccontato, e voi ci votate, voi ci voterete sempre. Così funziona, perché le due case, le due auto, le due lavatrici, i due computer, i tre telefonini, la Grande televisione del cazzo che vi permette di vedere i programmi del cazzo che noi vi propiniamo, con culi e tette al vento, pacchi strapieni di soldi e intrattenimenti del cazzo con donne conduttrici del cazzo che si sono vendute e rivendute tante volte tanto da sembrare ormai bambole da strapazzo cucite e ricucite; tutto quello che avete o che credete di possedere, tutto questo che altro non è che la vostra misera e inconsistente tranquillità da piccoli borghesucci da quattro soldi, mai e poi mai sareste disposti a perderla; e noi lo sappiamo bene!
Anche questo è astrattismo.

Non solo arte, ma tanta ignoranza ben lavorata.

In questo bel quadretto, confezionato da Cesare e da Dio, all'interno delle vostre quattro mura addomesticate, con un bel mulino che fa girare le sue palle e che a loro volta sollevano l'acqua pura e fresca dei ruscelli che scorrono fuori casa. Con una sola nonna con la permanente sempre nuova, un solo nonno più giovane e bello del padre, una sola mamma sempre pronta e vogliosa di preparare la colazione e il pranzo - la cena con tutti i nonni, le amanti e le/gli ex solo per le feste di Natale -, un padre in giacca e cravatta che torna a casa stanco, che posa la borsa e si siede subito a tavola a mangiare senza il bisogno di fare nemmeno una pisciata. Manco fanno vedere che va al cesso cinque minuti e che si lava le mani, mai, questo non si fa nella casa del mulino con le palle che girano e che producono amore e pregiudizio.

Non solo arte, ma tante palle che girano.

Alienazione di palle che girano 24/24h = Femminicidio

Convivenza coatta e benedizione domenicale = Femminicidio

Oppressione della libertà individuale = Femminicidio

Routine, che palle = Femmnicidio

Troppa pasta fatta in casa, sempre la stessa, che palle = Femminicidio

Troppo piccole le mura mai addomesticate del tutto, che palle = Femminicidio

Una cosa che col tempo difficilmente si sopporta e difficilmente si digerisce e facilmente degenera, è il duro lavoro svolto con turni massacranti da una parte, e dall'altra le spese eccessive per il trucco e il parrucco. Anche questo, senza bisogno di andare dagli psicologi, spesso, sfocia in un femminicidio.

Alienazione imposta + Alienazione personale + Alienazione delle campane che rompono le palle a tutte le ore del giorno e della notte = Femminicidio Chiesa cattolica + cattocomunismo + tanta tv spazzatura + tante promesse dalla politica e dal sindacato + troppe tasse da pagare + assenza di educazione civica + mancanza di comunicazione onesta + tanto altro ancora che sta scritto nel Vangelo della naturale Divina Commedia = Femminicidio

Vorrei tanto che questa mia provocazione, mica poi tanto campata per aria, fosse, diventasse il trampolino di lancio per un dibattito allargato a più considerazioni che ruotassero intorno all'universo che lega e divide allo stesso tempo, senza saperle distinguere, le caratteristiche psicofisiche, antropologiche nel senso più stretto, che esistono e per moltissimo tempo ancora esisteranno tra un essere umano maschio e un essere umano femmina. Si può dire ancora “essere umano” riferito ad una femmina, o si vorrebbe dire “essere umana”, vista la pretestuosa pretesa di così vitale importanza, ridicola a parer mio, di volere una parità di genere sul “proprio tutto”? Ben inteso, su tutto quello che la femmina desidera avere riconosciuto e di appartenenza e pertinenza maschile, perché quando si chiede legittimamente la stessa cosa, in senso inverso, da femmina a maschio, allora non va più bene niente. Per carità di Dio, la femmina maschile va bene, ma l'uomo femminile... fa schifo! O sbaglio?

Lei = Voglio essere chiamata avvocatessa o avvocata nostra

Lui = Voglio essere chiamato pediatro

Lei = Voglio essere chiamata ingegnera

Lui = Voglio essere chiamato geriatro

Lei = Voglio essere chiamata architetta

Lui = Voglio essere chiamato camionisto, già esiste camionaro

Lei = Voglio essere chiamata singola, gli anglismi non mi piacciono

Lui = Io voglio essere chiamato giornalisto, cameriero, registo, musicisto, motociclisto, ciclisto, tennisto, aplinisto e, per cortesia, chiamatemi papò, non papà. Al di là del genere neutro o meno, a questo siamo arrivati, care architette!

14 febbraio 2021 su La 7, Daniela Santanchè: “Io sono un imprenditore”. Grande! Tranquille donne, tranquille, posso affermare che aveva il rossetto, che esprimeva in maniera ben chiara e inconfutabile tutta la sua femminilità, con il suo temperamento, a volte poco femminile, ma sempre più femminile di quello delle femministe ideologizzate. “Che confusione, l'amore fa sempre così”.

Non solo arte, e non solo inutili stravaganze.

Auspicare = Non significa un bel niente

Decidere = Vuol dire fare, vuol dire agire

La persona concreta non auspica, agisce. A maggior ragione se si tratta di un Papa.

Fare, non auspicare! Educare nel senso di insegnare a tutti, ma dico proprio a tutti, ad essere un popolo degno di abitare questo Paese.

Per come la vedo io ci meritiamo di essere commissariati, meglio se dai tedeschi.

Non solo arte

Arte = Cultura = Conoscenza = Priorità = Investimenti = Lavoro = Opportunità = Mangiare

Arte = Tanto mangiare

Arte = Tanta felicità

Nella solitudine trovo la mia concentrazione, mentre la musica diventa accessorio indispensabile, rumore provvido di emozioni, fecondo per la mente. L'incenso rende il mio corpo il tempio in cui Dio entra, mi illumina e mi feconda. Io mi sono già dato oggi, e ti presento questo.
Oh, mio Dio, percepisco la tua presenza, sento il tuo profumo, sento la tua mano che guida la mia; all'unisono lavoriamo, per amore, per passione, per diletto, e facciamo sesso. Non importa chi tu sia, se sei uomo o donna, per me Tu sei; io sono venuto e tanto mi basta, tanto era buio.

Arte = Una botta e via

Questo Punto Luce mi basta, tanto è luminoso quello che ho combinato.

Figlio di una roboante solitudine, emarginato dalla società, nel mio caos ho trovato i colori giusti; ho trovato la mia serenità, a tratti un tono di felicità.

Smitizzare il passato per sacralizzare l'ignoto, questa la strada per fare astrattismo nel presente.

Davvero non basta una vita per dimenticare, per cancellare tutto, se vuoi rifarti una vita nuova.

Se non hai mai rubato un'idea a qualcuno, allora non hai mai imparato come si fa a crescere, a migliorarsi, alimentando con lo studio e il lavoro il desiderio di superarli.

Rubare qualcosa a qualcuno è una tappa importante, se non fondamentale, per imparare a crescere. Che sia un pezzo di formaggio, una frase, un modo di dipingere, di cantare, di suonare o di scrivere, fosse anche una mutanda al mercato del pesce, se non hai mai rubato niente di tutto questo, fallo. Aumenterà la tua autostima, capirai cosa significa la paura, imparerai ad affrontare i pericoli e a trovare il coraggio per superarli. Questo è solo il primo step per la sopravvivenza, subito dopo, impara a restituire il maltolto e a chiedere perdono.

Per fare arte bisogna donarsi completamente, spogliarsi di tutto e prenderlo in culo; solo dopo capisci cosa vuol dire avere a che fare con l'arte. Con l'arte non si scherza, così funziona oggi il mondo dell'arte. Così funziona oggi il mercato dell'arte. Giusto un pizzico di qualità, un'abbondante spolverata di grana sopra, sempre meglio abbondare con la grana, tanto culo, meglio abbondare anche con il culo, una cottura lenta e dolorosa a temperatura molto alta e per un tempo – come vi piace –, e il dolce per ogni occasioni può essere servito su un piatto di carta con bicchieri di carta, stuzzicadenti di carta e tartine di carta.
Quanto vale la tua arte?
Qualità zero
Grana tanta
Culo tanto
Lingua lunga
Dignità meno di zero
Risultato garantito
Nell'immediato s'intende, il tempo di gioire e di morire, poi è la fine, l'oblio perenne.

Con il contributo di Frances Ann Lebowitz:

Non è l'arte che interessa ma il denaro che l'accompagna. Interessa il mercato che la muove, che fa salire e scendere le sue quotazioni.
Non è l'arte che interessa, ma i soldi che con essa si fanno.
Non è l'arte che interessa, ma quanto l'arte vale.

Dov'è l'Arte Oggi?
Cos'è l'Arte Oggi?
Chi fa Arte oggi?

La pittura – stesura dei colori su tela o altro supporto - fa ancora la parte del leone nel mondo dell'arte, oppure la pittura ha abdicato in favore di mille altre forme di stravaganti invenzioni estemporanee di dubbia “bellezza” e dubbia creatività artistica? Ciascuno di noi oggi può fare, inventare, senza che nessuno possa più capire cosa sta guardando; e se quello che sta guardando sia vera arte oppure vera “monnezza”. Vale anche per tanta pittura, ben inteso, eccome se vale anche per tanta pittura. Se ben confezionata e presentata ad un pubblico di ormai tutti intenditori e saccenti dottori, disposto ad incensare qualsiasi stupidaggine venga esposta all'interno di uno qualsiasi spazio, senza ovviamente capirne il senso, perché ora va di moda che nemmeno un senso è contemplato, anzi, se c'è un senso, il tutto viene snobbato e non considerato.
Basta andare in una discarica, raccogliere un quintale di cose, di forme e colori diversi, o anche dello stesso colore con le legittime varianti sul tema, disporle un po' così, a caso e un po' con meno caso, sempre in assenza di un progetto mi raccomando. Illuminare molto bene il tutto dall'alto, dal basso e da lato, meglio su pedana o altro supporto – i pavimenti dei musei sono intoccabili, per l'amor di Dio -; una manciata di lustrini o finti diamanti sparsi qua e là – vetri di bottiglie colorate va bene lo stesso -, una didascalia che dica: “In origine era il Caos”, e tutto è fatto. Abbiamo fatto un'opera d'arte, con tanto di pubblico tutt'intorno a commentare un niente diventato – a pensarci bene – ancora meno di niente e, per merito solo del titolo, diventa tutto. Abbiamo creato il culto del niente, e nel niente tutto si crea e niente si distrugge, e niente resterà per dopodomani.
Tornate ad apprezzare la pittura, a capire per mezzo della buona pittura chi è e chi non è un vero artista. Ma al di là di questo, a prescindere dalla soggettività di nutrire simpatie per un genere o per un nome, tornate ad apprezzare la bella pittura.

Con il contributo di Mauro Pavan: Per favore, fatelo questo sforzo, fatelo!

Mauro Pavan dipinge ancora su tela, ma vuole sopra la tela uno strato di cemento, uno strato di muro, un muro di strada, un muro abbandonato, un muro deriso, snobbato, un muro a costo zero. L'anima della libertà e della ribellione, un pezzo di vita reale che si contrappone con dignità – senza pretese - alla religione dell'insulso sapere borghese. Tutto questo, detto e fatto da me, è borghese, così credo, così mi dicono, non lo so.

A Fran Lebowitz, i libri hanno aperto infinite porte sul mondo. Oggi non riesce a buttarli i suoi libri, ma è sempre pronta a criticare gli autori di recensioni positive su opere pessime.

Lo stesso vale per l'arte, stimatissima Donna. Non leggo recensioni negative sull'arte nemmeno davanti allo zero assoluto, nemmeno davanti al peggio del peggio, nemmeno davanti ad una merda. Solo elogi per tutti, basta pagare! Vedo in te una sorta di Pasolini in versione femminile. Ti stimo!

Fran Lebowitz ama divertirsi, ma non approva l'espressione "piaceri proibiti". Datele una festa, un buon film, un bambino piccolo o Cary Grant... e tenetevi pure la tecnologia.

A chi lo dici cara Fran, a chi lo dici? I “piaceri proibiti” sono il tarlo peggiore e malsano di chi parla bene e poi razzola male. A chi lo dici, a chi lo dici? I “piaceri proibiti” sono per tutti, in qualche modo, leciti, desiderati, sognati e cercati perfino, basta non dirli. I “piaceri proibiti” sono i migliori piaceri della vita. I “piaceri proibiti”, sono veri piaceri, punto!

“Le ragazze che ci stanno sono puttane, quelle che non ci stanno sono signore. Ma è un'accezione arcaica. Se ti capita di incontrare una ragazza che non ci sta non saltare alla conclusione di aver trovato una signora. Probabilmente hai trovato una lesbica”.

E con gli uomini sposati, cara Fran, come la mettiamo? Probabilmente frequentandoli capita spesso di trovare tanti omosessuali repressi e vogliosi di rifarsi appena ne hanno l'opportunità. Quando la moglie si nega, loro si danno. Il mercato dei piaceri proibiti è sempre pieno.

“La storia della tua vita non sarebbe materia per un buon libro. Non provarci nemmeno”.

Messa giù così, non ci penso più e me la metto via per sempre. Grazie dell'ottimo suggerimento. Del resto a chi potrebbe mai interessare la mia vita se non al mio ego?

“L'umiltà non è un buon sostituto di una buona personalità”.

Sono perfettamente d'accordo con te. L'umiltà, in totale assenza di dignità, senza la consapevolezza di ciò che si è e di ciò che si fa, senza personalità, non significa nulla e perde di valore.

Non solo arte

Arte = Personalità, anche senza dignità

Rita Levi Montalcini:

Una delle più grandi sfide della vita è essere se stessi e non cercare di emulare gli altri.
Ci sarà sempre qualcuno più bello, più intelligente, qualcuno più giovane, ma non sarai mai tu.
Non cambiare per essere amato.
Sii te stesso e le persone giuste ti ameranno per quello che sei.

Questo è un ottimo menù anche per l'arte. Ci sarà sempre un cuoco più bravo di te, e in quanto al bello non ne parliamo proprio. Ma se a te piacciono i cannelloni belli ripieni che grondano di besciamella, fatteli e mangiateli ogni volta che ti pare. Ci sarà sempre qualcuno che preferisce le patate bollite con tanto sale.

Non solo dignità, per carità!

Libertà di scegliere cosa mangiare

Anche questa è arte, per carità!