Quintessenza


Raccontato dall'autore

Così nasce Quintessenza 20/1 Frasi dettate non solo dalla mente.
Frasi che nascono così, quasi per caso, tra giugno e settembre 2020.
Frasi che, forse, dicono più di tanti discorsi lunghi e spesso ingarbugliati, che difficilmente risultano comprensibili, tanto sono incomprensibili.

Non solo arte.

Quintessenza 20/1 nasce nei giorni in cui viene a mancare la cugina a me più cara, Nicoletta.
La sua inaspettata “fuga” dalla realtà, peraltro iniziata molto tempo fa, diventa subito fonte di ispirazione e meditazione.
Ecco il motivo di questo cambiamento di rotta nel raccontarmi.

I morti sono come fari accesi nella notte, aiutano i vivi a non perdersi, perché i morti, nel buio, a differenza dei vivi, si trovano a loro agio.
Sono le delicate stranezze che ti hanno contraddistinto, a far crescere nel terreno, là dove tu riposi, forti e lunghe radici che daranno vita ad un grande albero.
La chioma di quell'albero sarà sempre verde, come i ricordi che ti terranno delicatamente sempre viva e presente dentro di me.

(Dedicata alla cugina Nicoletta Poli, che ci ha lasciato il 28/5/2020)
Quando si muore non si sparisce del tutto, diventiamo solo diversamente visibili, se in vita ci abbiamo saputo fare.
Un sorriso illumina gli occhi di tutti, anche di chi non c'è più.
C'è sempre un motivo per sorridere, e uno per rattristarci.
Impariamo a far prevalere il primo sul secondo, perché la vita va presa così, e basta così.
La tua assenza tiene sveglia la mia mente, perché ti penso costantemente, tanto sei cocciutamente e sfacciatamente somigliante a me.

La solitudine serve a riempire il vuoto che ti lasciano dentro le persone inutili.
Perché temere la morte se è grazie alla sua generosità che puoi ancora vivere.

Io vedo l'arte in ogni cosa che vedo, e quando penso, l'arte si fa materia, si fa carne viva, che io vorrei divorare insaziabilmente, tanta è la mia fame e la mia sete di carne viva.

Cos'è l'arte se non il prodotto di tutto ciò che la vita ci mette a disposizione, e che noi trasformiamo rendendolo ancora più bello? E' in questa cosciente e sapiente trasformazione che si forma e differenzia l'arte nei suoi molteplici aspetti, mettendo in risalto le singole capacità e caratteristiche che un artista sa tirar fuori per distinguersi dagli altri.
Tanto più il prodotto di questo percorso è unico e originale, tanto più alto è il valore in assoluto di quel prodotto.

Senza un passato, ci potrà essere solo un futuro che non ricorderà nessuno.

Bisogna imparare ad ascoltare sempre tutti, per capire a chi dare retta alla fine.
Se un pittore non passa dalla fase del “copia incolla” alla fase del “creo qualcosa”, resterà sempre un pittore senza diventare mai un artista.
Isolarsi da tutto, per quanto possibile, non significa scappare o nascondersi da tutto, ma significa sacrificarsi per meglio conoscere tutto.
L'incompleto è il finito dell'indefinito, e l'indefinito è l'unico vero finito per un artista ben definito.
Fare e disfare è un vero divertimento per un artista, che solo lui é in grado di capire.
Questo vale ancor più quando ci si diverte con l'astrattismo.

Degas come Michelangelo e Leonardo.
Michelangelo e Leonardo come Durer, e Picasso come Degas.
Questa la scuola del disegno che sta là, sull'Olimpo, tra gli Dei con la matita in mano.

L'arte come testimonianza storica di cultura e identità di un popolo.
Arte = Enciclopedia.
Tutto ritorna e si ripropone nell'arte.
Dal manierismo (Tintoretto), all'impressionismo (Degas), due facce della stessa medaglia.
Ruota velocemente questa medaglia, non capirai più chi è venuto prima e chi dopo.
Tutti vogliono dire la loro per definire al meglio l'arte.
Lasciate perdere, vi prego.
L'arte, quando c'è, quando è presente, si nota subito e si presenta benissimo da sola.
L'arte, quando è presente, non ha bisogno di presentazioni ufficiali.
Quando l'arte non c'è, quando l'arte è assente, non bastano mille discorsi stravaganti per farla saltar fuori.
Quando l'arte non c'è, non c'è, punto!

Tutti si interessano di arte, ma pochi la capiscono e pochissimi la amano nel profondo.
In troppi si definiscono artisti, per questo, quando sento pronunciare la parola “artista”, mi sale subito la temperatura.

L'arte è questo, l'arte è quello.
L'arte è, punto! Se non è arte, allora non è arte, è qualcos’altro, punto!

Si toglie per mettere o si mette per togliere, quello che conta è il risultato.
Se alla fine c'è l'orgasmo, indipendentemente dal ruolo, se hai goduto, hai fatto arte, punto!

Per quello che faccio ora, non si tratta di mettere tanto per mettere, di aggiungere per paura del vuoto.
Non è così! Si tratta di comporre, di costruire tutto senza che poi debba intervenire qualcun'altro per fare qualcos'altro.

Il mio finito è un finito dispotico, non un finito democratico, non lascia più a nessuno la possibilità di finirlo ulteriormente.

Su un punto non transigo, sulla casualità del fare.
Perché la casualità del fare, in arte, non è credibile, è piuttosto una forma di meticolosa e ordinata presa per il culo, verso chi crede nella casualità dell'arte.
Finché c'è un cervello che pensa, due occhi che dirigono e due mani che eseguono, non può esserci un caos che comanda.
Se hai cervello, anche nel peggiore dei casi, non scoraggiarti mai.
Là dove non arrivi tu, quando non sai più come andare avanti, affidati al cervello, lui ti indicherà sempre cosa fare.
Dai sempre la priorità alla cura del tuo cervello, solo dopo curati del resto.

La cura del proprio cervello prevede, ogni tanto, una revisione.
Fatela, non saltate l'appuntamento.
Se una persona dice di non avere mai sbagliato, sappi che quella persona non ha mai vissuto.
Inutile spendere tanti soldi per comprare colori e pennelli di marca se, quando li usi, pensi ancora ai soldi e alla marca non riuscendo pensare ad altro.

Se dipingi qualcosa sei un artista
Se canti qualcosa sei un artista
Se scrivi qualcosa sei un artista
Se suoni qualcosa sei un artista
Se fotografi qualcosa sei un artista
Se cucini qualcosa sei un artista
Se muovi bene il culo sei un artista
Con la bocca poi, non ne parliamo
Qualsiasi cosa tu faccia sei un artista
Ma andate tutti a quel paese, artisti del qualcosa
Io faccio Mauro Pavan

Credere in una religione non serve a niente.
Credere al niente senza passare dalla religione è già tanto, e il niente può diventare tutto.
Io la chiamo creatività.
La bellezza di un corpo umano sta nelle sue giuste proporzioni, nella sua freschezza, nella sua elasticità, nella sua giovane età.
Esaurito questo, subentra il fascino, una bellezza che si manifesta diversamente, col manifestarsi di un'altra età.
A cosa serve, quando si è in là con gli anni, continuare ad osservare la realtà così come tutti la vedono, se non abbiamo mai imparato a chiudere gli occhi per vedere realtà nuove, diverse e alternative da raccontare.
Avere la consapevolezza dei propri limiti, trovare la forza di accettarli, in silenzio, senza lamentarsi.
Questa la vera croce che ciascuno di noi si porta appresso, senza inutili esibizioni cinematografiche.

Trovo sempre più difficile e inutile spiegare con le parole, quello che con i colori mi viene molto più facile dire.
Quella cosa mi ha dato l'incipit, ma poi da cosa nasce cosa e, pur restando a quella cosa la patria potestà, ne esce fuori una cosa che sembra essere figlio di qualcun altro.
C'è poco da compiacersi quando, per farti un complimento, ti dicono che sei una persona molto sensibile.
Esserlo e gestire l'ipersensibilità è una vera rottura di coglioni.
Da quando ho capito l'astrattismo vedo solo astrattismo intorno a me.
A pensarci bene sono astratto anch'io.
Fare arte in funzione degli altri, per gli altri, pensando agli altri, mi sembra un concetto molto astratto.
Ecco un altro esempio di astrattismo spicciolo, facile da comprendere.
Un’immagine astratta non si pone l’obbiettivo di rappresentare la realtà.
E' quindi un errore, quando si è di fronte a un quadro o a una scultura astratti, attribuire loro forzatamente un significato concreto.
In realtà l’opera astratta è più simile alla musica perché suscita sensazioni, esprime sentimenti, suggerisce stati d’animo; a volte vuole farci riflettere, sognare.
A volte ci lascia indifferenti o, peggio ancora, se l'astrattismo è totalmente privo di contenuto, perché l'astrattismo ha sempre il suo contenuto, si manifesta per mezzo di forme e colori che assumono le sembianze di un vomito.

Tra un bel vomito e una cattiva brodaglia, non si capisce bene cosa scegliere.
Nel dubbio, molto spesso, si ordina di tutto, solo per il piacere di riempirsi la pancia.
L'impiattamento e i sapori, nel frattempo, vanno scomparendo del tutto.
Ecco a cosa è ridotta oggi tanta pittura, cibo takeaway.
L’opera di Arnaldo Pomodoro Il cubo, realizzata tra il 1961 e il ’62, ci appare per quello che è: un cubo.
Ma la curiosità scaturisce perché è rotto, la superficie liscia ha delle spaccature che ci fanno vedere ciò che c’è all’interno, rivelando uno spazio complesso fatto di elementi sovrapposti, loro stessi rotti e piegati – contenuto -.
L’opera diventa inquietante perché, pur non rappresentando nulla di riconoscibile, rimanda alla distruzione e al dolore che ne deriva.
Ecco, anche qui mi sono giocato la carta vincente della sofferenza.
Kandinsky diceva che «la vera opera d’arte nasce “dall’artista” in modo misterioso, enigmatico, mistico.
Staccandosi da lui assume una sua personalità, e diviene un oggetto indipendente con un suo respiro spirituale e una sua vita concreta.» Quello che cercava di fare, con le sue opere, era “emozionare l’anima”.
Diceva, infatti, che «in generale il colore è un mezzo per influenzare direttamente l’anima.
Il colore è il tasto.
L’occhio è il martelletto.
L’anima è un pianoforte con molte corde.
L’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, fa vibrare l’anima.» Dopo aver letto questa citazione è forse più chiaro perché, osservando il suo dipinto Improvvisazione n.26 del 1912, non abbiamo più bisogno di un soggetto riconoscibile, ma basta lasciarsi trasportare da forme, linee e colori, per percepire delle emozioni.
Così ci si comporta davanti ad un'opera astratta, ci si lascia andare.

Io sono, tu sono, lui sono, noi sono, voi sono e loro sono.
Io, io, e ancora io, ma dico io, io sono prima di tutto un Uomo?
Questa domanda me la faccio spesso, quando percepisco il niente intorno a me.
Quintessenza 20/1

Visioni
Sogni
Immagini
Fantasie
Frenesie
Cosmo
Chimica
Luce
Gioco
Divertimento
Movimento
Maniacalità

La quintessenza può essere tutto o niente, dipende da dove e da come la si vede.
Dipende da chi la sa vedere e cogliere.
L'arte astratta si rinnova e si alimenta grazie e soprattutto al pensiero filosofico, spicca il volo e ci ritorna indietro come un boomerang che si lancia dentro a ciò che ci è sconosciuto, per ritornarci indietro per ciò e con ciò che già conosciamo.
Entro nell'universo penetrandolo fisicamente, non come fossi chiuso e protetto da un preservativo spaziale, ma a cavalcioni sul mio cavallo.
E poco importa il colore del cavallo.
Libero di penetrare l'universo, di toccare con mano e vedere con i miei occhi tutto quello che, stando troppo ben piantato sulla terra, non si può né vedere né toccare.
Il concetto di fare arte per mezzo del togliere e del sapersi fermare quando quello che si è tolto, nel suo indefinito, è già finito, è ancora valido? Oggi siamo nell'era del digitale, dove questo concetto non ha più motivo di dire la sua, non ha più motivo di esistere.
Quello che l'uomo vede attraverso un telescopio, sia che stia guardando l'universo sia che stia guardando dei microrganismi, ci mette di fronte realtà nuove e diverse, rispetto alle classiche immagini bibliche che ancora ci tormentano inutilmente anima e coscienza.
Tutto quello che ci appare invisibile è così ricco e pieno di vita che stravolge tutto.
Coltivare ancora oggi l'idea che togliere è meglio di mettere, beh, non mi convince, non mi convince più.

Respiro
Emozioni
Scoperte
Novità
Piacere dell'anima
Piacere della mente
Piacere fisico
Piacere puro

Molto più semplicemente, la mia mente fa questo chiudendo banalmente gli occhi e giocando con la fantasia.
Tutto questo grazie alla luce del sole, ma fosse anche di una lampadina.

Qui sta il gioco, e qui sta il divertimento.
Io metto, io tolgo, chi se ne frega se metto o se tolgo.
Io viaggio, io scopro, io gioco, io faccio sesso, io creo.
Morale?
Spesso le cose sono molto più semplici di come le vogliono far apparire i mercanti in fiera, sparando un sacco di cazzate sopra un granello di sabbia.
E io mi diverto un sacco!...

Buona visione!