Silenzio 21/2


Raccontato dall'autore

Domenica 30 maggio 2021, ho terminato il mio ultimo lavoro. Inizialmente lo volevo chiamare come i precedenti “Punto Luce 21/7”, ma ho avuto un attimo di ripensamento e disorientamento, ho riflettuto, e poi ho capito che ora non è più solo - la Luce - che smuove il tutto, ma dentro a questo tutto, – lo stesso vale per il precedente “Punto Luce 21/6” -, c'è altro. Credo sia arrivato il momento di voltare pagina. Da quando lo specchio ha preso il posto della Luce, da quando la riflessione, l'introspezione e l'esame di coscienza hanno preso il posto della Luce, da quando non è più solo “la Luce”, l'unica protagonista di questi lavori, il mio lavoro si trasforma e diventa altro. Altro che, più che sostituire la Luce, la incorpora, la fa sua e la mette dentro a tutto il resto; quel tutto diventa più ricco, fatto di più cose, un altro pezzo del tutto che pian piano sta diventando ancora più completamente tutto. Un resto che va a sostituire la Luce, la trascende, e la restituisce piena di molto altro. Meglio se questa trasformazione avviene in silenzio, nella penombra.
Io suggerisco di guardare i miei lavori in silenzio, non perché ritengo che la dialettica vada esclusa dal contesto, anzi, la dialettica è necessaria, fondamentale, per arrivare all'enunciazione finale. Proprio per questo, in questo caso specifico, tutto è già stato detto, discusso, posto a confronto, confessato. Per questi motivi ora dico basta! Per questo, ora, chiedo silenzio! Ora è arrivato il momento del silenzio, della riflessione appunto, che esclude ogni altro rumore, suono, chiacchiericcio, battibecco, ora basta, stop! L'introspezione è un atto della coscienza che consiste nell'analisi diretta, senza filtri, della propria intimità e interiorità – anima -, ma non solo. Altri sono i fattori che entrano in gioco in questa intima comunicazione tra te e te. Il pensiero, i sentimenti, i desideri, le pulsioni, le paure, le debolezze, in poche parole la nostra vera identità. Siamo sempre lì: chi sei, cosa fai, dove vai, cosa vai cercando, inoltre, aggiungo anche il perché sei/sono così? E come diceva Socrate, tutto il sapere è vano se non è ricondotto alla coscienza critica del proprio “Io”. Se ne ricava che solo dopo aver raggiunto questo obiettivo – autocoscienza -, per niente facile da raggiungere s'intende, si arriva alla conoscenza piena di ogni sapienza. Sempre per restare in una posizione di privilegio, seduti a conversare con Socrate, egli ci ricorderebbe sovente la sua massima: “Conosci te stesso”, volendo dire che solo e grazie alla conoscenza di sé e dei propri limiti, l'uomo diventa sapiente e virtuoso, presupposti per avere una morale e una dignità. Studiare se stessi, indagare me stesso, è una notevole acquisizione personale, ma anche molto altro. Giungere a concepire se stessi con questa chiarezza, direi anche con un sano compiacimento per il lavoro svolto, se ben fatto ancora meglio, è davvero molto importante. Uno guarda se stesso dall'esterno – così funziona -, magari con l'aiuto di uno specchio, e si guarda, si ammira, come fa un pittore quando si distanzia dal suo lavoro – io lo faccio sempre e molto spesso - e lo osserva, lo scruta, lo ammira e si dice: ecco ho ottenuto quello che volevo, ho fatto un altro passo avanti per arrivare là in fondo, per arrivare alla meta che mi sono prefissato di raggiungere. Se vogliamo vedere e analizzare tutto questo sotto il profilo di una sorta di narcisismo, che parte in primis dall'autore e all'autore si riferisce, è bene tener presente che pur non essendo il sottoscritto mosso da una primaria forma di narcisismo, non nego che un briciolo di narcisismo sano – quello buono come il colesterolo -, è senza dubbio presente in me, e come potrebbe mancare. Inoltre, aggiungo, che quello che mi sprona a scrivere con così tanta passione di quello che faccio, non è una forma di auto-narrazione fine a se stessa, tutt'altro. I miei specchi non sono specchi messi lì in quel posto – bella calligrafia - così, tanto per celebrare la gloria mia o quella di chissà chi altro, ma sono specchi terapeutici. Servono per guardarsi dentro e riflettere, non sono qui per mostrarci, per esaltare le nostre manie di malsana autostima che è spesso fonte di disagi e malesseri interiori, se non addirittura, per nascondere le nostre fragilità e stati di inadeguatezza. Gli specchi, casomai, esaltano, e giustamente, la nostra parte di narcisismo sano, un narcisismo equilibrato, che serve, eccome se serve, ci è di aiuto. L'autostima è una buona cosa, ci mancherebbe, non deve però schizzare troppo in alto, diventando presunzione, arroganza, celando sicuramente problematiche che appartengono alle nostre fragilità e debolezze. Sembra un paradosso, ma l'eccesso di autostima ci causa danni enormi, perfino irreparabili, se non riusciamo a tenerla a bada, se non riusciamo a controllarla, a tenerla a freno q.b.
Il narcisismo sano è un bene, ci serve anche in funzione di progredire al meglio con l'arte che facciamo. Infatti, dico io, alla luce di questi più o meno nobili insegnamenti, mi chiedo che arte sia quella di chi non si è mai sintonizzato sulla frequenza di Radio Delfi 24. Impara ad ascoltare il tuo oracolo. Impara a guardarti allo specchio. Impara a trarne beneficio e, di conseguenza, anche la tua arte sarà più vera, più credibile, migliore.
E' con il silenzio che si riflette, che ci si ascolta, che si fa l'esame di coscienza. E' nel silenzio che ci si immerge con l'anima e il corpo per scrutarsi dentro, liberamente, senza ipocrisia, senza timore, impossibilitati a barare. E' il silenzio che, casomai, fa rumore incasinandoti la mente, creandoti scompiglio, destabilizzandoti, condizione indispensabile per guarire, e ritornare a vivere più serenamente.
Ritengo pertanto che il silenzio sia l'elemento fondamentale, se non imprescindibile, per dire tutto quello che con le parole abbiamo già detto abbondantemente, forse troppo.
Il silenzio deve diventare la chiave di accesso, la password, senza la quale non è possibile accedere a questo misterioso mondo fatto di conscio e inconscio, e con esso interagire onestamente, ...in silenzio, possibilmente.
Alla luce di tutto quello che è stato fin qui detto, ho pensato e ripensato e ho deciso alla fine di chiamare questo mio nuovo figliolo “Silenzio 21/2”. Tengo a precisare che allo stato attuale, ad oggi 9 giugno 2021, il precedente lavoro si intitola ancora “ Punto Luce 21/6”; da oggi, anche il precedente si chiamerà “Silenzio 21/1”. Ora torno a mettermi nei panni del pittore per dirvi che la scelta dei colori, di questi colori, non è stata una passeggiata. I colori reali sono sempre leggermente diversi da quelli fotografati in digitale e visti sul monitor. Anche in questo caso, nel dipinto originale, c'è una maggiore presenza di blu. Per tre volte ho dato e ridato il colore che forma questa specie di croce, ma che altro non sono le coordinate che determinano il punto focale sul quale convergere tutte le attenzioni del caso. Il punto d'incontro, quello focale, è lo specchio, punto cruciale per meglio intendere e volere se si vuole intendere e volere. Queste due fasce che si incrociano determinano il punto X; il tuo alter ego, ma anche il tuo confessore, il tuo terapeuta. La tonalità di queste due fasce doveva provenire dalla stessa materia che ha generato il mondo che sta sotto di esse, l'infinito mondo dell'introspezione in cui sono presenti le ramificazioni del nostro sistema nervoso che stanno dentro al nostro cervello e determinano azioni e reazioni che scatenano in ciascuno di noi i nostri mali e la nostra gioia di vivere, di amare. La riflessione che facciamo con il nostro esame di coscienza, che si traduce visivamente in un marasma vero e proprio di terminazioni nervose e artisticamente molto bene rappresentate da colori cosmici, i colori della psiche, i colori dei matti, è qui rappresentata dalle molteplici linee dai toni che nascono dall'unione del verde con il blu. Da quello che era già fatto e ben consolidato – accettato -, si doveva trovare una tonalità più forte, più incisiva, che determinasse il punto di arrivo in cui tutto deve convergere e risolversi, terminare per compiersi. Ma questa tonalità non poteva e non doveva prevalere né da una parte né dall'altra, doveva ben rappresentarle entrambe – il verde e il blu - e allo stesso tempo enfatizzarle degnamente con dignità e autorevolezza scientifica. Dopo tre tentativi, la tonalità che ne è uscita mi ha soddisfatto e quando questo accade, un bravo pittore se ne accorge, e ne gioisce; si discosta, in silenzio, e guarda, riflette, ammira, e pensa. All'interno di queste coordinate, che niente hanno a che fare con la croce - mai pensato ad una banalità simile -, ho voluto enfatizzare i tratti, i segmenti che di questo esame di coscienza sono stati fondamentali per determinare enfaticamente la focalizzazione del punto X. Questi segmenti, presi a prestito dalle più importanti terminazioni nervose, che si muovono all'interno di tutto il nostro sistema nervoso, sono però i segmenti che hanno permesso a me, a che permettono a ciascuno di noi, di arrivare più facilmente alla conclusione di questo micidiale e massacrante, ma vitale, rapporto tra noi che stiamo di qua e l'altro io o l'altro noi, che sta al di là dello specchio, oltre frontiera, con altre radici, forse, probabilmente, senza alcuna radice. Non sopporto il concetto di abbinare le radici all'uomo. L'uomo non è un vegetale, l'uomo in quanto tale, in quanto essere vivente, non ha radici, non può avere radici, né fisiche, né mentali, né spirituali. L'uomo, in quanto essere vivente, è un animale evoluto che si muove, si sposta, si trasforma, pensa e cambia continuamente idea e comportamenti. Per fortuna, l'animale uomo si evolve, muta, si migliora. E tutto questo processo evolutivo, non prevede nessuna costrizione, nessuna “radice di forza”.
Ecco, il lavoro è finito, anche questo lavoro, che avrà questo nuovo titolo “Silenzio 21/2”, dopo averci appuntato sopra l'occhio-specchio – il punto X -, può dirsi terminato.